g i o r g i o   v a l e n t i n u z z i

CANTICO DEI CALICI

Poesie conviviali

 

 

 

 

 

NON TI LASCERÒ ANDARE

nella notte di tempesta

Navi entrano in camini neri

inesistenti

assenza di aggettivi

concetti il Filosofo spiega

la sua vita lo tradisce

come tutte le vite come tutti i

sogni che al risveglio ti

appesantiscono

quasi un baratro

in cui guardi o

un cornicione a cui ti

aggrappi

Arrampicavi al monte io mi

vedevo in corridoi bui dove

grassi Architetti dal viso di gallina

stendevano verbali obliqui e

aridi come sguardi strabici di mogli

incartapecorite in salotto

tra vacche e tori alieni

poltrone e entrate anguste

Che bello! Da giovani

sdrenati camminiamo davanti

al Banco dei Pegni al mattino

Toccami ancora così che mi

sento un ragazzo toccami ancora

accarezzami la testa

é l’ora dei poeti e degli

Amanti

per quelli si cambieranno orari

e luoghi

Ci ritroviamo

alla fine

dentro una tenerezza solenne

fatta di braci

Siamo noi due siamo

ad altri occhi

Siamo noi due siamo

ad altre labbra

siamo

Scrivere poesie ancora

Chi l’avrebbe detto?

Resisteremo nonostante la mancanza di

fede e voglie

Le notti ora sono brevi

e il giorno vola

La portafinestra rimanda un’ immagine

Pesante

Ai perché ci abbiamo pensato

Non è vero che abbiamo paura

Siamo terrorizzati

Amore amore

Gesù gesù

 

Quel lasciarsi andare

Senza morire per sapere

Inseguire nella notte un’ombra

Guardare ancora e ancora

E non sapere

Che lacero sogno dentro il pomeriggio

Perché guidare moto su

Baratri e precipizi

Cosa attendere

No

Ma il presente

Quel presente

Fatto di spazi e punti

Cambia il paesaggio

Una linea dopo l’altra

Devo corrompere la rassegnazione

Così

Dei volti

Mi tendo ad ascoltare

Ascolto

 

 

Ghirla, 8/9 marzo ’89

 

 

 

 

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