SEQUENZA RITMICA PROVVISORIA

(Breve storia di una prefazione mai scritta da Bruno Munari)

 

...lui guarda giù, sul foglio rosso, sta lì a guardare il foglio...fa gli occhi piccoli piccoli, più piccoli, poi, ci guarda per non vedere:dalle fessure delle palpebre guarda su poi in basso.

-Non mi riesce di pensare nulla - dice - non mi fa venire in mente niente...non so che dire...soltanto, forse, che il rosso mi ha abbacinato. E sbatte ancora le palpebre girando il viso a destra e sinistra, in alto e giù e gli occhi, lo sguardo, gli divengono cespugliosi. Si scuote infine e torna nella stanza con noi. - Ti posso scrivere qualcosa sull'altro pezzo, se vuoi:su quello ho mille idee, mille riferimenti. Giorgio fa una delle sue facce buffe e sembra voler piangere, si agita sulla sedia, arraffa una caramella e se la ficca in bocca con la carta. - Non fa nulla - dice - scriverai qualcosa la prossima volta.

Se vi è silenzio intorno è un silenzio leggero, le cose sono appoggiate come se dall'inizio della creazione fossero state lì, in quello spazio.

- Vi ho mostrato la SEDIA PER VISITE BREVI? - Si alza e ce la mette davanti - Me la stanno producendo in dieci  multipli - accenna. Giorgio guarda depresso la sedia, che in effetti è molto particolare: ha il sedile in ripida discesa, come uno scivolo, in alluminio. Bella. E ovvia. Giorgio annuisce ed io taccio ma rido, in silenzio... da quarantacinque minuti tentiamo di far scrivere a Bruno la Prefazione di questa cartella e da quarantacinque minuti parliamo, invece di cose più interessanti.

Mobiles e aste montate in equilibrio da Bruno sulle spiagge liguri quando era in vacanza a Riva Trigoso, stazioni metereologiche portatili e bonsai lasciati in custodia alla portinaia come gatti. Carte troppo lucide e pennarelli scivolosi che affliggono Giorgio e la firma ( brutta ) del "povero Risari" . Lo smontaggio del crostaceo fatto da G. Scarpa e quanto era folle, beone e americano A. Calder. L'occhio di Giorgio, che ultimamente gli produce interessantissime allucinazioni GEOMETRICHE nei momenti meno opportuni, pare sia consumato... Bruno Munari dice: - sai che l'occhio si consuma e dopo va in tilt? - Comunque la Prefazione non la scrive perché non gli viene in mente niente.

 

Le tre serigrafie sono appoggiate sul tavolino rotondo, presenti e lucide. Sul piano, vicino alle caramelle sostitutive c'è anche una bella targa DEFENSE DE FUMER: che ci angoscia almeno da cinque anni. Munari riprende in mano il foglio blu e dice - viene voglia di prenderle in mano e sollevarle una ad una, queste trasparenze. Valentinuzzi dice che si è sempre tenuto lontano dalla OP ART e che non intende affatto caderci. Munari è rassicurante e gli risponde che non deve preoccuparsene. - Questa è la cosa migliore che hai fatto ed ora in poi hai un campo vastissimo su cui operare con migliaia di soluzioni leggibili -. Io so che Valentinuzzi non è d'accordo. Il Metodo di B. Munari è riferirsi ad una scrittura leggibile con variazioni graduali e riferimenti costanti: una scrittura per essere mossa, letta e capita da tutti. Ma la semplicità e rendere le cose fruibili non collima affatto ( in questo momento ) con Valentinuzzi e tanto meno con le sue SEQUENZE RITMICHE PROVVISORIE.

I tre fogli sono  muti e perfetti, non traducibili e trasmettibili in qualsiasi discorso di continuità e di didattica, se non quello puramente estetico, fine a sè stesso. Si parla di Geometria. Munari dice che la geometria esisteva in natura ma si è consumata dall'uso e dal tempo... per lui, totalmente privo di preconcetti e dogmatismi, la chiave di lettura nei confronti della creatività altrui rispetta solo le leggi della ricerca della leggerezza, l'estetica, il movimento, le geometrie della Natura. Dopotutto i punti di contatto esistono e non soltanto nel campo dell'arte concreta...

Trovare una qualsiasi corrispondenza esteriore tra Valentinuzzi e Munari è solo giocare al gioco degli opposti: quanto Munari è roseo e ascetico, sereno e apparentemente immutabile, rassicurante e immune da angosce metropolitane, tanto Valentinuzzi è ingombrante e sanguigno, accentratore, egocentrico, umanamente affascinante, spesso travolto da ansie postume ( alcol, fumo, notti bianche), frenetico nelle sue attività: scrive, stampa, parla, legge, compone musica, viaggia, litiga con tutti... eppure, raramente ho visto due persone così diverse avere una tale affinità e  concordanza di opinioni sulla vita, sugli artisti, sull'arte.

All'Antologica di Munari  a Palazzo Reale arretrai di qualche passo per metterli a fuoco durante uno dei loro incontri: Valentinuzzi avanzava maestosamente con i suoi due metri di altezza, capelli a metà schiena, baffi spioventi, barba di due giorni, abbigliamento "diciamo casual" e Munari in grigio perla, che correva di gran carriera per i corridoi del palazzo per dargli un caloroso benvenuto. Una manina rosea in una manona purpurea.

Le corrispondenze tra ciò che si crea e come si appare sono misteriose, qualche volta difficilmente individuabili. Giorgio Valentinuzzi già all'inizio della sua produzione si è mosso continuamente tra geometrie perfette ed elegantissime, equilibri logici e razionali, tecniche raffinate e metodi rigorosi. Soltanto Julio Le Parc e Horatio Garcia Rossi, tra gli artisti "geometrici" che conosco, mi confermano che non esiste una dovuta relazione tra la "mortificazione della carne" e il rigore metodologico.

SEQUENZA RITMICA PROVVISORIA, in BLU, ROSSO, NERO, nasce senza progettazione, si lega in rapida discendenza ai lavori immediatamente precedenti e si sviluppa libera senza l'ausilio degli strumenti normalmente usati per una realizzazione di questo tipo. Niente pennelli, niente millimetrati, via il tecnigrafo, niente aerografi o nastri limitanti: lo strumento è una comune macchina adibita a lavori solitamente industriali o comuni, comunque dozzinali.

Valentinuzzi ha utilizzato la macchina serigrafica come fosse la sua mano prendendosi la libertà di usare e non essere usato, carpendone i segreti in profondità e creando pezzi unici nella moltiplicazione.

Il riferimento alla Natura è costante. Le trasparenze - da sfogliare una ad una - sono i giochi di luce che scandiscono piani e visioni, e, come in natura, interrompono ogni sequenza creando piani ed equilibri percepibili. La ritmica è una sequenza universale, musicale, esteticamente semplice e di accettazione immediata: in questo metodo non casuale ma intuitivo, sintetico e Naturale, l'oggetto riesce ad essere gradevole e appagante. Un labirinto affascinante nel quale chi è al di fuori vuole entrare. E giocare. Perché entrare nel blu, nel rosso e nel nero non è traumatico: percorrere il tracciato delle sequenze (e non doverne uscire), sostare sui toni più chiari, richiede solo una attenzione estetica: e l'unica indicazione data è scegliere la strada più breve, la più bella.

 

Francesca M. MONTENERI & Giorgio VALENTINUZZI 1988                      

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